A don Patriciello danno la scorta, all’imprenditore solo le telecamere
Ha fatto scalpore nei giorni scorsi la notizia dell’assegnazione di una scorta a don Patriciello. Il prete di Caivano, noto per la sua battaglia contro i roghi tossici nella Terra dei Fuochi, negli ultimi tempi aveva condannato gli atti intimidatori da parte dei clan della camorra nei confronti degli imprenditori dell’area a nord di Napoli. Una serie di attentati dinamitardi, infatti, si era scatenata contro attività commerciali e imprese della zona per costringere i titolari a pagare il pizzo.
Così don Patriciello si è esposto, anche mediaticamente, in favore degli imprenditori minacciati, chiedendo ai camorristi di fermarsi. E nella sua parrocchia la scorsa settimana si è riunita anche la commissione antimafia; mentre lo stesso parroco, insieme al senatore Sandro Ruotolo, ha costituito il comitato di liberazione dalla camorra.
Assegnata la scorta a don Patriciello
Atti di ribellione alla malavita a cui gli uomini dei clan hanno risposto prontamente: prima facendo esplodere un ordigno davanti alla sua chiesa; poi appendendo uno striscione minatorio al muro adiacente il cancello d’ingresso.
Per questo da quattro giorni il prete anticamorra va in giro protetto dalla scorta. Lui ringrazia lo Stato ma si dice rattristato: «Spero che questa decisione porti beneficio anche a questo territorio martoriato» ha commentato don Patriciello.
L’imprenditore lasciato solo dallo Stato
Ma per un parroco per cui vengono prese le massime precauzioni possibili, c’è un imprenditore che lamenta di essere stato lasciato solo. È il caso di Pasquale Polito, un commerciante di Afragola che ha denunciato sei volte gli uomini che gli avevano chiesto il pizzo. Una decisione che gli costata molto cara.
«Lo scorso agosto mi hanno messo una bomba sotto casa – ha raccontato l’imprenditore intervenendo a La Radiazza, trasmissione in onda su Radio Marte –. E in quell’occasione io e la mia famiglia abbiamo rischiato la vitta».
Quello, però, non è stato l’unico grave episodio intimidatorio: «Una volta mi hanno fermato per strada per chiedermi di ritirare la denuncia nei loro confronti. Un’altra volta mi hanno sparato dei colpi di pistola contro lo sportello, mentre entravo in macchina. E poi ho subito diversi furti di veicoli e una rapina a mano armata».
Fatti gravissimi per i quali le autorità hanno preso blandi provvedimenti: «Sono sotto sorveglianza dinamica – ha raccontato Polito ai conduttori del programma, Gianni Simioli e Serena Li Calzi, e al consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli –. Sono controllato dalle telecamere e basta. Poi non c’è nessuno a proteggermi fuori al magazzino o quando porto i miei figli a scuola».
Una dichiarazione che ha lasciato sconcertati i tre interlocutori, arrivando a dedurre che per ricevere maggiore protezione da parte dello Stato bisogna essere famosi. «Non lo so – ha concluso lui –. Posso solo dire che a me hanno detto di stare tranquillo, perché se volevano farmi fuori, l’avrebbero già fatto. E non è una cosa bella da sentirsi dire».
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