“Altre Terre”, Giovanni Covone va in cerca di nuovi mondi
C’è una domanda che tutti noi ci siamo posti almeno una volta nella vita: c’è un pianeta simile al nostro nell’universo? Ed è proprio da questo quesito che parte il libro Altre Terre – Viaggio alla scoperta di pianeti extrasolari, in cui Giovanni Covone racconta lo stato della ricerca di altri mondi su cui la vita umana potrebbe essere possibile.
Presentato giovedì alla stazione marittima, nell’ambito di Napoli Città Libro, Altre Terre è l’esordio letterario dell’astronomo napoletano, impegnato da tempo in quest’ambito di ricerca. Infatti, Covone, che è professore associato di astrofisica e cosmologia presso l’Università Federico II di Napoli, ha fatto parte del team internazionale di scienziati che nel 2020, in collaborazione con la NASA, ha scoperto TOI 700d, un esopianeta molto simile alla nostra Terra.
Leggere Altre Terre per capire meglio il nostro pianeta
E da quella scoperta è nata l’avventura di Giovanni Covone nell’editoria: «Scrivere un libro di divulgazione scientifica era una di quelle idee che avevo nel cassetto da molti anni – racconta il professore –. Poi, a inizio 2020, dopo la grande diffusione della notizia della scoperta di TOI 700d, sono stato contattato da Mario Vanni Degli Onesti, un freelance editor che aveva seguito le mie attività di divulgatore. Ed è stato lui a incoraggiarmi a provare anche con la scrittura, un’intuizione fortunata».
Così, le prime pagine buttate giù convincono la HarperCollins Italia a scommettere sulla sua idea: «Parlare della ricerca dei pianeti extrasolari per capire un po’ meglio il nostro pianeta e la nostra specie nel contesto cosmico». È a quel punto è iniziata la stesura di Altre Terre, che ha richiesto due anni di lavoro: «Non immaginavo quanti cestini avrei riempito di pagine scritte male o di capitoli che erano decenti ma fuori tema – confessa l’autore –. E nemmeno avevo idea di quanto fosse duro stare davanti ad un foglio bianco senza riuscire a mettere su carta quello che avevo in testa. Ma è stata una sfida entusiasmante e non vedo l’ora d’iniziare il prossimo libro, quest’estate, quando sarò libero dal mio lavoro di astrofisico per qualche settimana».
Ma pur trattandosi di un volume di divulgazione scientifica, Altre Terre è un libro che non si limita a descrivere fredde teorie astrofisiche: «M’interessava scrivere dell’impresa scientifica a cui ho la fortuna di dare un piccolo contributo insieme al mio gruppo – spiega Covone –. Ho provato a raccontare anche il lato umano del mio campo di ricerca, raccontando le sconfitte e le vittorie di chi si è cimentato nella ricerca di altri mondi. Forse mi sono sentito un po’ come chi scrive un romanzo, anche se ho parlato di astronomia».
Improbabile che l’uomo colonizzi altri pianeti prossimamente
È invece tutto da scrivere il grande romanzo della conquista dello spazio da parte dell’uomo, ma per ora l’astronomo partenopeo non si aspetta grandi colpi di scena. Insomma, al momento è improbabile che gli esseri umani riescano a vivere su un altro pianeta in un immediato futuro.
«Se parliamo di un pianeta del Sistema Solare, forse entro qualche decennio vedremo qualche avamposto umano su Marte, ma sono molto scettico sulla possibilità di colonie marziane permanenti nel giro di pochi decenni. L’ambiente è troppo ostile: mancano un campo magnetico e una fascia di ozono che possano proteggere i futuri abitanti sulla superficie di Marte».
E se Marte è inospitale, gli altri sono ancora inarrivabili: «Per quanto riguarda i pianeti intorno ad altre stelle, per ora sono davvero irraggiungibili: le distanze sono troppo grandi per compiere un viaggio spaziale nel corso di una vita umana. Sono quindi abbastanza scettico su questa prospettiva. Però penso anche che per uno scienziato sia un azzardo dire “mai”. A inizio Novecento Lord Kelvin (forse il più grande fisico teorico dell’epoca) affermò che mai l’uomo avrebbe potuto volare. Eppure pochi mesi dopo, i fratelli Wright fecero volare il loro piccolo aeroplano, costruito praticamente nel garage di casa. Ecco, non vorrei essere troppo sicuro oggi e poi essere smentito dalle prossime generazioni per le quali viaggiare fra le stelle potrebbe diventare una possibilità concreta».
Cerchiamo altre Terre mentre distruggiamo la nostra
Eppure, nonostante queste evidenze scientifiche, governi e agenzie internazionali continuano a investire ingenti capitali nella ricerca spaziale, trascurando la lotta all’inquinamento e la conversione ecologica della produzione industriale ed energetica. In altre parole: ci ostiniamo a sognare di scoprire altre Terre e non facciamo abbastanza per salvare la nostra.
«Probabilmente perché appare più affascinante progettare una futuristica colonia su Marte che risolvere l’effetto serra o ripulire gli oceani dalla plastica – osserva Covone –. E, comunque, affrontare alla radice i problemi climatici richiede una revisione profonda del nostro modo di produrre e una coordinazione internazionale fra le maggiori potenze che al momento è davvero un’utopia, a meno di una rivoluzione economica e culturale».
Napoli è anche una città a vocazione tecnologica
E di una rivoluzione economica e culturale ci sarebbe bisogno anche in Italia, soprattutto al Meridione, perché menti brillanti come Giovanni Covone possano restare qui, svolgendo i loro studi e le loro ricerche senza esser costretti a emigrare.
Da questo punto di vista, poi, Napoli rappresenta l’ennesima contraddizione: famosa nel modo come meta turistica e culturale, all’ombra del Vesuvio esistono anche tante realtà scientifiche-tecnologiche, eppure molti giovani scienziati non trovano lavoro e devono andarsene al Nord Italia o all’estero.
«È vero, Napoli è anche riconosciuta come un centro scientifico di livello internazionale in molti ambiti – afferma l’astronomo –. Ci sono alcuni esempi, come l’astrofisica e le nuove tecnologie quantistiche, ma non posso fare un elenco perché sarebbe incompleto. Eppure esiste un problema di emigrazione dei nostri migliori giovani».
Ma la causa è semplice, quasi banale: «La Federico II e le altre Università del Sud formano studentesse e studenti eccellenti che spesso preferiscono andare via o sono costretti a farlo per poter realizzare i propri sogni. E questo perché c’è prima di tutto un problema strutturale nazionale, magari ordinario, ma fondamentale: i salari bassi. Non credo al mito dei giovani “bamboccioni”, conosco decine di giovani desiderosi di avere un futuro qui, ma impossibile da realizzare tra precarietà e stipendi mediocri».
Il problema, però, non è solo economico: «Ci sono anche alcuni problemi specifici del Sud. Ad esempio, la scarsa qualità della vita e dei servizi sociali, che rendono le nostre città poco attraenti per chi vuole rimanere qui o potrebbe pensare di trasferirsi dall’estero». E conclude: «Visitare Napoli come turista è affascinante, ma decidere di viverci è un’altra cosa. Io credo che Napoli abbia un potenziale umano e sociale sprecato, fino a quando non risolverà questi problemi».
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