Borrelli speronato, Gianni Simioli: «L’avevo previsto»

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Ha solo una costola inclinata, ma nel complesso sta bene. Eppure le conseguenze dell’attacco subito venerdì sera da Francesco Emilio Borrelli potevano essere ben più gravi. E, probabilmente, soltanto il casuale intervento di un passante ha evitato che potesse accadere il peggio.

Ma quello dell’altra sera è stato solo l’ultimo di una serie di episodi in cui il neodeputato, già consigliere regionale della Campania, è stato vittima di aggressioni o minacce, nemmeno troppo velate. Nelle altre occasioni, però, gli atti violenti erano la risposta diretta alle denunce di Borrelli, magari mentre riprendeva con lo smartphone parcheggiatori abusivi intenti a estorcere denaro agli automobilisti; oppure filmava qualcuno che gettava i rifiuti fuori orario o proprietari di auto in sosta vietata. E capitava spesso che i soggetti ripresi reagissero violentemente, fino ad aggredire l’esponente del partito dei Verdi.

Un’intensa attività sul territorio

Insomma, la ventennale carriera politica di Francesco Emilio Borrelli è caratterizzata da un’intensa attività sul territorio, mirata a denunciare piccoli e grandi abusi; nonché gli affari loschi della criminalità organizzata e le commistioni tra quest’ultima e pezzi delle istituzioni. E ogni denuncia è stata sempre amplificata dalla condivisione delle azioni e degli atti sui social network, in radio e in televisione.

Una di queste battaglie, intraprese da Borrelli qualche anno fa, l’ha visto impegnato nel liberare un palazzo monumentale di Pizzofalcone, dove un clan camorristico occupava abusivamente 16 alloggi. Una vicenda che ha avuto una svolta proprio giovedì scorso, quando, di buon mattino, le forze dell’ordine hanno circondato l’edificio, consegnando agli occupanti abusivi un provvedimento di sequestro degli appartamenti.

Borrelli speronato sotto casa

Probabilmente, c’è proprio questa storia dietro l’attentato subito da Francesco Emilio Borrelli venerdì sera. A spiegarlo è stato lo stesso deputato dell’alleanza Verdi e Sinistra, che ha raccontato l’accaduto a Radio Marte nel corso de La Radiazza, programma a cui collabora da un decennio.

«Erano circa le 22.25 e stavo aprendo il mio garage sotto casa, dove tengo lo scooter, quando ho visto una moto venire verso di me nel senso inverso di marcia – ha riferito al conduttore, Gianni Simioli –. Questo soggetto sulla moto mi è venuto contro a gran velocità, speronando lo scooter, facendomelo cadere addosso. E io, a mia volta, sono finito sulle impalcature che circondano attualmente il mio palazzo per dei lavori in corso. Per fortuna passava di lì un tassista, che ha pensato a un incidente e s’è fermato. E quando questo tassista s’è fermato, dandomi anche una mano poi a rialzarmi da terra e a sollevare pure lo scooter, il motociclista ha sgommato e se n’è andato. Ed è possibile che sia stato un tentativo di vendetta per la vicenda del palazzo di Pizzofalcone, ma questo dovranno accertarlo le indagini».

Un vero e proprio agguato, dunque, che non sarebbe una novità nel modus operandi della criminalità organizzata: «S’è svolto tutto in una manciata di secondi – ha spiegato Borrelli –. Lui aveva il casco integrale e non ho visto una pistola, né mi ha detto qualcosa. Ma mi ha spiegato la polizia che spesso i soggetti legati alla criminalità usano questa modalità, poiché per un omicidio stradale è prevista una pena minore. E, nel caso l’attentato fallisca, l’episodio può configurarsi come un incidente e non come un tentato omicidio».

Gianni Simioli aveva previsto tutto

Ma quanto è successo a Borrelli non ha sorpreso molto Gianni Simioli: «Io, però, te l’ho sempre detto che sarebbe successo questo, Francesco – ha commentato Gianni Simioli, legato all’uomo politico da profonda amicizia –. Sapevo che con te non avrebbero usato armi, ma avrebbero cercato di investirti per simulare un incidente».

Poi lo speaker e anchorman ha chiesto cosa sarebbe successo nei prossimi giorni: «Di sicuro non mi fermerò nelle mie battaglie – ha assicurato Borrelli –. Ho sempre fatto politica in questo modo e non lo cambierò dopo questo episodio. Mi hanno fatto piacere i tanti attestati di solidarietà ricevuti da semplici cittadini e cariche istituzionali, che non mi hanno fatto sentire solo. Probabilmente, assegneranno una scorta a me e a mia madre, ma è ancora tutto da decidere».

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Gennaro Morra

Nato e cresciuto a Napoli, dove vivo attualmente, ho studiato informatica e sociologia. Ho tante passioni, ma quella che coltivo di più è la scrittura in tutte le sue forme. Sono giornalista pubblicista e ho all’attivo un romanzo, una raccolta di poesie, alcuni testi per canzoni, diversi premi vinti in concorsi di poesia e narrativa, collaborazioni con Repubblica Napoli e il Mattino.

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