Caro affitti, Napoli non è una città per inquilini poco facoltosi
Napoli non è una città per inquilini poco facoltosi. È questa l’amara verità a cui si giunge dopo aver trascorso mesi a cercare un appartamento da fittare nel capoluogo partenopeo. E poco importa se si è interessati a un monolocale o a un’abitazione più grande; se la vostra disponibilità economica non vi fa rientrare nella categoria dei benestanti, scoprirete presto che quello del caro affitti è un ostacolo insormontabile per chi vuole prender casa tra il centro storico e un quartiere più periferico.
Così, che voi siate un/una single in cerca di autonomia o una coppia che vuol mettere su famiglia, perdete la speranza di trovare un’abitazione confortevole a un prezzo ragionevole dentro il perimetro della città. Certo, la problematica del caro affitti accomuna Napoli alle altre metropoli europee, ma all’ombra del Vesuvio è solo negli ultimi anni che i prezzi delle locazioni sono schizzati verso l’alto, spinti anche da una speculazione dilagante che trova terreno fertile nel forte boom turistico che sta vivendo la città.
I dati che raccontano il caro affitti a Napoli
Del resto, che quello del caro affitti sia un fenomeno in ascesa a Napoli lo raccontano i dati ufficiali. Per esempio, il sito Immobiliare.it rileva che solo negli ultimi 12 mesi l’affitto medio in città è aumentato del 5,34%, passando dai 12,17 euro al mq che si pagavano ad aprile 2022 ai 12,82 euro registrati il mese scorso. Se, poi, si allarga il campo temporale, andando indietro fino al 2015, si scopre che in otto anni l’incremento è stato del 14,46%, considerato che a febbraio di quell’anno un inquilino a Napoli pagava un affitto medio di 11,10 euro al mq.
Insomma, per fittare un monolocale in città di 40 mq si devono sborsare mediamente poco più di 500 euro al mese; mentre una famiglia che ha bisogno del doppio dello spazio deve prevedere una spesa intorno ai mille euro.
Naturalmente, i prezzi variano da quartiere a quartiere. E si va dai 15,87 euro al mq che servono per prendere una casa in affitto a Posillipo ai 7,46 euro al mq che si spendono tra Scampia, Secondigliano e Capodichino (ancora fonte Immobiliare.it).
Le cause che hanno fatto lievitare il caro affitti a Napoli
Ovviamente, sono molteplici le cause che hanno fatto lievitare il fenomeno del caro affitti a Napoli. Innanzitutto, c’è da rilevare che su quasi 362mila abitazioni disponibili, a fronte di una popolazione di 962mila abitanti (dati aggiornati dal Comune di Napoli al 2020), solo il 50 per cento circa è composto da uno o due vani, ovvero le sistemazioni più ricercate dalle nuove generazioni. Queste, infatti, di figli ne fanno pochi o per niente, perciò non sono interessate a case molto grandi.
A sua volta, poi, questo dato è spiegato dall’età delle abitazioni napoletane, costruite in gran parte (289.573, fonte Immobiliare.it) prima del 1970, quando le famiglie erano numerose e le condizioni socio-economiche erano assai diverse da quelle attuali. Negli ultimi 50 anni, invece, si è costruito poco (72.393 abitazioni) e perlopiù nei quartieri periferici, dove la carenza di servizi pubblici e un indice maggiore di criminalità rendono le case meno appetibili.
Come accennato in precedenza, poi, ad aggravare questa situazione c’è la speculazione dovuta al boom turistico vissuto dalla città negli anni pre e post pandemia. Infatti, essendo ormai costante la richiesta di sistemazioni temporanee, che le normali strutture ricettive non riescono a soddisfare, molti proprietari del centro storico e dintorni hanno convertito le loro abitazioni in B&B, case vacanze, fittacamere e quant’altro; una scelta agevolata da un sistema fiscale vantaggioso, che gli assicura maggiori guadagni e minori noie burocratiche ospitando turisti per brevi periodi anziché affittare con contratti pluriennali a normali inquilini.
Il fenomeno della gentrificazione
In questo modo, però, il centro di Napoli rischia di vivere il fenomeno della gentrificazione, che consiste nella progressiva espulsione del ceto medio basso da una zona sottoposta a una riqualificazione urbana e sociale. Infatti, il miglioramento delle condizioni di vita in quella parte di città comporta un’automatica rivalutazione delle sue abitazioni, che a quel punto non sono più alla portata della popolazione meno abbiente, costretta a trasferirsi in periferia.
Così, la zona più antica di Napoli, il suo cuore pulsante, trasformatasi in un grande residence turistico, sta perdendo un po’ alla volta la sua popolazione autoctona. E alla fine la città si ritroverà senza la sua anima.
La ricerca disperata e vana di Anna
In questo scenario, dunque, diventa un‘impresa trovare una sistemazione adeguata, se si decide di diventare autonomi e andare a vivere da soli. Ne è la riprova la storia di Anna, che, raggiunti i 40 anni già da un po’, aveva deciso di lasciare l’appartamento nel rione Sanità, dove vive con la madre, per trasferirsi in una casa tutta sua, magari non troppo distante dall’anziano genitore. Ma la ricerca si è rivelata abbastanza frustrante, tanto che dopo mesi di sopralluoghi e colloqui infruttuosi la donna ha dovuto arrendersi e rinunciare.
«Ero partita con le migliori intenzioni, disposta anche ad accettare una soluzione condivisa, nonostante per me non sia l’ideale – racconta –. Ma dopo mesi di ricerche e di proposte anche umilianti ho detto basta e mi sono fermata». Un’esperienza che l’ha provata parecchio: «Ne ho lette, sentite e viste di tutti i colori: abitazioni fatiscenti, trappole per topi essere definite “casa”, abusi edilizi, stanze ricavate da sottoscala degne dei peggiori ricoveri. Ma ciò che mi faceva più rabbia erano i proprietari, che ti offrivano quello schifo anche a 500 euro al mese, ovviamente a nero o con contratti non registrati. Addirittura una volta uno di loro mi ha confidato candidamente: “A me la casa non serve, io abito al Vomero, non ci verrei mai qui a vivere, sono in un altro contesto”».
E alla fine Anna è rimasta a vivere con la madre nella casa del rione Sanità, dov’è nata: «Questo è il risultato della fibrillazione del boom turistico a briglie sciolte – sostiene –. E da operatrice turistica so bene qual è la differenza tra turismo e “turistificazione”. Servirebbe una legge del Parlamento che regolamenti questa situazione, evitando spaventose speculazioni. Invece, si lascia fare e noi, purtroppo, siamo vittime della gentrificazione più becera, un processo che farà molto male alla città».
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