“Con la luce negli occhi”, al Teatro Tram l’omaggio a Maradona
Nella ricorrenza del secondo anniversario della scomparsa di Diego Armando Maradona, anche il Teatro Tram ricorda il compianto campione argentino deceduto il 25 novembre 2020. E lo fa programmando lo spettacolo Con la luce negli occhi – Sognando Diego Armando Maradona, in scena nella sala di via Port’Alba dal 24 al 27 novembre.
Scritto e diretto da Riccardo Pisani, interpretato da Marco Aspride e con la voce fuoricampo di Nello Provenzano, Con la luce negli occhi ha come protagonista Armando, tifoso del Napoli nato negli anni Ottanta ed emigrato a Verona in cerca di lavoro. Ed è proprio nella città scaligera che si trova il giorno in cui apprende della morte del suo idolo; il calciatore che più di tutti ha alimentato prima i sogni dei suoi genitori, tanto da dare al loro figlio il suo secondo nome (perché di Diego ce n’è uno solo), e poi i suoi. E da lì, da quella notizia che fa male come una coltellata, parte il racconto di una vita, in cui il calcio non è solo uno sport al quale appassionarsi.
Con la luce negli occhi… del padre
E la luce negli occhi evocata nel titolo è proprio quella che faceva brillare lo sguardo del padre di Armando, quando da giovane seguiva le gesta del Pibe de Oro allo stadio San Paolo, accompagnato dalla moglie; o con l’orecchio incollato a una radiolina nelle occasioni in cui il Napoli giocava in trasferta.
Così Armando ricorda quel periodo della sua vita, l’infanzia, con nostalgica dolcezza. Lui che, nato il 5 luglio 1984, il giorno in cui Maradona mette piede a Napoli per la prima volta, ha vissuto quegli anni con l’incoscienza di un bambino e può darne conto proprio grazie ai racconti del padre, che gli ha trasmesso la passione per il Napoli e per il calciatore che più di tutti ha dato lustro alla storia del club. E sarà proprio il padre ad annunciargli la tragica notizia della scomparsa del loro idolo, rompendo quel silenzio a cui l’aveva condannato per condividere il dolore per un lutto così grave, simile alla perdita di un congiunto.
La trama dello spettacolo Con la luce negli occhi
Armando è a Verona per lavoro, o almeno spera di trovarlo, e cerca di trascorrere il tempo del lockdown dipingendo casa e attingendo al baule dei ricordi più belli. È in rotta con il padre dopo aver subito 7-8 anni prima un daspo per cui non può più accedere allo stadio; un’onta che per un appartenente a una tifoseria premiata come la più civile negli anni Ottanta, come il papà, può essere scontata soltanto con l’emarginazione e il silenzio.
Quel 25 novembre 2020 l’uomo è a casa, isolato dal mondo, e l’unica persona che sente è la madre, che lo chiama diverse volte per chiedergli come sta. Ma quando riceve l’ennesima telefonata da Napoli e sente la voce del padre resta attonito. Ed è lui a dargli la terribile notizia della scomparsa di Maradona, tornando a parlare col figlio e aprendo una breccia nel muro che ha innalzato nei suoi confronti; come quando una famiglia viene investita da una tragedia e mette da parte i vecchi dissapori per affrontare insieme un dolore più grande.
Appreso della morte di Diego, Armando sente un male che lo sconquassa, pari a quello provato per la dipartita di un fratello o di un parente stretto. E mentre gli amici si riuniscono per rendere omaggio alla memoria di Maradona, lui comprende, anzi, n’è certo, che il calciatore, nonostante le ingiurie subite per quella che da alcuni è stata etichettata come una scarsa levatura morale, è uscito dalla storia per divenire eterno ed essere consacrato, una volta di più, da chi lo amava e lo ama, come un mito.
Un Dio umano
Ne Con la luce negli occhi la vita del protagonista si gemella con quella di Dieguito da Villa Fiorito, il ragazzo delle periferie, poi diventato adulto, riscattatosi attraverso il gioco del calcio ed emancipatosi da un destino di marginalità. Uno spettacolo che fa affiorare tanti sorrisi, grazie a un lessico e a espressioni gergali che calano lo spettatore in un pezzo di quotidianità familiare e condivisa.
Un Dio, Maradona, reso tale dal suo talento e dalla sua genialità, rievocati attraverso un racconto intenso e sentito, pieno di affetto e privo di giudizio e pregiudizio. Ma, allo stesso tempo, umanizzato e avvicinato al popolo dalle sue stesse fragilità.
Una vita, quella di Maradona, che rispecchia le contraddizioni di una megalopoli come Napoli. Una storia e un’immagine cittadina in chiaroscuro, dove non vengono celati problemi e carenze strutturali. Per questo sussiste un pieno rispecchiamento e riconoscimento tra la città e Maradona, all’insegna di una profonda condivisione e da un’umanissima comprensione reciproca.
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