Conflitto in Ucraina, professore napoletano in fuga da Mosca: «Rischio l’arresto»
Da qualche giorno era intervenuto in diverse radio e televisioni italiane e svizzere per spiegare cosa succedeva in Russia dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina. Così, Giovanni Savino, docente di storia contemporanea napoletano emigrato a Mosca, aveva raccontato delle proteste della popolazione e degli arresti preventivi. E aveva messo in guardia dal pericolo di attribuire responsabilità collettive per una guerra voluta dal regime e non dalla popolazione.
«Episodi come quello della cancellazione del corso tenuto da Paolo Nori su Dostoevskij alla Bicocca alimentano solo la propaganda di Putin – aveva sostenuto durante un intervento a Radio Marte –. Dostoevskij è uno scrittore russo morto nel 1881, cosa c’entra col conflitto in Ucraina»? Spero sia stato davvero un malinteso».
Russia paese insicuro dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina
Poi, lui, che vive in Russia da 17 anni ed è sposato con una donna russa, aveva confessato alla radio napoletana che con la sua famiglia stavano pensando di emigrare. Ormai la svalutazione del rublo del 50 per cento e l’intensificarsi del controllo da parte delle autorità rendevano il paese insicuro.
«Io lavoro all’università e lì c’erano ancora sacche di libertà – aveva dichiarato ai conduttori de La Radiazza, Gianni Simioli e Serena Li Calzi –. Ora sono venute a mancare anche quelle e allora stiamo pensando di andar via, magari di rientrare in Italia».
La situazione è precipitata improvvisamente
Ma quella del professor Savino era solo un’ipotesi, almeno fino a tre giorni fa. Poi ieri la situazione è precipitata improvvisamente e in una nuova telefonata a Radio Marte ha annunciato che lui e la sua famiglia erano in partenza.
«La Duma ha approvato una legge che prevede fino a 15 anni di carcere per chi definisce “guerra” l’operazione militare in Ucraina e per chi diffonde notizie false – ha detto l’uomo con voce preoccupata –. Si sta discutendo anche la possibilità d’introdurre misure d’emergenza, quindi io in questo momento sono in movimento perché rischio l’arresto».
Lasciare la Russia, però, non è una scelta economicamente sostenibile per la famiglia Savino, per cui il professore ha dovuto avviare una raccolta fondi on line.
«Il valore del rublo si è dimezzato in pochi giorni e i nostri risparmi sono evaporati – ha spiegato il docente –. Oltretutto, c’è la limitazione di capitali esteri in uscita, per cui lasciamo tutto qua e cerchiamo di raggiungere il confine più vicino».
Ancora più drammatico il post pubblicato su Facebook: «E siamo arrivati a questo. Ragazze e ragazzi, abbiamo bisogno d’aiuto, perché la situazione è precipitata e abbiamo bisogno di spostarci. Potete contribuire a questo link, potete inviare via Paypal, potete usare l’IBAN. Credetemi, ve ne saremo grati e ripagheremo il tutto. Paypal @giovannisavino o giovsav@gmail.com. Grazie!».
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