Francesco Pio Valda, il rapper Lucariello: «Era un tipo tranquillo»

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«Quando stamattina ho visto la sua faccia sui giornali online, sono rimasto pietrificato». A parlare è il rapper Lucariello, che descrive così la sensazione di sorpresa nel riconoscere un suo “ex alunno” nel volto di Francesco Pio Valda. Vent’anni, appartenente a una famiglia camorristica di Barra, per gli inquirenti sarebbe lui l’assassino del suo omonimo e quasi coetaneo Francesco Pio Maimone.

La vicenda ormai è tristemente nota: domenica notte, durante una rissa tra ragazzi, scoppiata per futili motivi in mezzo alla movida di Mergellina, Valda ha estratto una pistola e ha sparato; prima in aria e poi ad altezza d’uomo. E uno di quei colpi ha ucciso Maimone, che con quella rissa e gli ambienti criminali non c’entrava nulla.

Francesco Pio Valda aveva seguito un percorso rieducativo

Invece, Francesco Pio Valda nell’ambiente camorristico c’era nato e cresciuto. Il padre, Ciro, boss affiliato al clan Amodio-Abrunzo, era stato ucciso dieci anni fa durante la scissione con il clan Cuccaro, mentre sua nonna è attualmente detenuta.

Lo stesso Francesco Pio era stato arrestato nel 2016, insieme al fratello Luigi (tutt’ora in carcere per tentato omicidio), per spaccio di stupefacenti. Ancora minorenne all’epoca dei fatti, il giudice aveva approvato per lui un percorso di recupero e la messa in prova. Ed è in quella circostanza che le strade di Lucariello e quelle del ragazzo s’incrociano.

«Da una decina d’anni collaboro con il centro diurno polifunzionale di Santa Maria Capua Vetere – ha raccontato il rapper alla trasmissione La Radiazza, intervenendo telefonicamente –. E lì vengono questi ragazzi che sono in comunità, quindi in condizione di libertà ristretta, perché hanno commesso reati meno gravi, per seguire un percorso rieducativo».

E in questi luoghi si cerca di recuperare i ragazzi, insegnandogli un’arte o un mestiere: «Io sono solo uno dei tanti che anima questo mondo – ha spiegato Lucariello –. Come me ci sono altri artisti e professionisti che organizzano attività in cui coinvolgere i ragazzi, come può essere il corso di pizzaiolo o il laboratorio di rapper che tengo io». E durante queste attività gli istruttori cercano anche d’istaurare un dialogo con i ragazzi: «Tra una strofa e l’altra si tenta di fargli capire che rischiano di rovinarsi la vita per sempre, facendo del male a loro stessi e a chi gli vuol bene».

Così, lo stesso Francesco Pio Valda s’è ritrovato a frequentare il laboratorio di rapper tenuto da Lucariello: «Lui non era nemmeno tra quelli più spacconi, anzi – ha ricordato il cantante –. Era un tipo tranquillo, un pacioccone; uno che non sembrava potesse far male a qualcuno».

Scontata la pena tornano nello stesso ambiente

Purtroppo l’apparenza troppo spesso inganna. E mai come stavolta s’è rivelata lontanissima dalla realtà: «Succede quando hai vent’anni, ti mettono una pistola in mano e magari sei ubriaco – ha ammesso Lucariello –. È chiaro che in questi casi c’è da chiedersi se s’è fatto abbastanza; se non sia l’assenza dello Stato, che lascia fare, a spingere questi ragazzi tra le braccia dei clan».

E anche sul funzionamento dei percorsi rieducativi c’è da correggere qualcosa: «Francesco Pio ha frequentato il mio laboratorio per due mesi, poi, finita la pena, è tornato a vivere con la sua famiglia, nello stesso quartiere e a frequentare gli stessi giri – ha spiegato Lucariello –. Come si può pretendere che un ragazzo cambi mentalità in appena due mesi? Bisognerebbe seguirli anche quando escono dalla comunità, magari evitando che tornino da quella famiglia in cui ci sono elementi che continuano a trasmettergli la cultura malavitosa. Invece, lo Stato gli fa scontare la pena e li riporta là, come se si fosse aggiustato tutto, ma non è così».

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Gennaro Morra

Nato e cresciuto a Napoli, dove vivo attualmente, ho studiato informatica e sociologia. Ho tante passioni, ma quella che coltivo di più è la scrittura in tutte le sue forme. Sono giornalista pubblicista e ho all’attivo un romanzo, una raccolta di poesie, alcuni testi per canzoni, diversi premi vinti in concorsi di poesia e narrativa, collaborazioni con Repubblica Napoli e il Mattino.

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