“Groppi d’amore nella scuraglia”, Silvio Barbiero in scena al Tram

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Sarà in scena al teatro Tram, dal 2 al 5 febbraio, Groppi d’amore nella scuraglia; spettacolo diretto da Marco Caldiron con Silvio Barbiero, tratto dall’omonimo libro del veneziano Tiziano Scarpa. La pièce è un monologo di grande intensità che ricorre a un afflato poetico viscerale, a tratti doloroso; una spinta che, in quanto autentica, si presenta senza filtri e non teme arditamente di sfociare nella volgarità.

A dare fattezze, gestualità, voce e anima al personaggio di Scatorchio è l’attore, reduce dai riconoscimenti attribuitigli dal Fringe Festival (2014), Silvio Barbiero, che sarà nuovamente sul palco, stavolta al teatro Elicantropo, situato nel cuore vivo di Napoli, tra qualche settimana. E anche in quell’occasione l’attore sarà in scena da solo, così come lo è stato per Groppi d’amore nella scuraglia, e incarnerà Edipo.

La trama di Groppi d’amore nella scuraglia

In Groppi d’amore nella scuraglia, il protagonista, Scatorchio, riesce a esprimere i suoi pensieri più autentici solo quando è nascosto nell’oscurità. Così, le tenebre lo celano e gli celano ciò che lo circonda, e ciò gli permette d’immaginarsi un’altra vita, un altro amore o lo fa vibrare di indignazione per i falsi profeti, sedicenti portavoce, che usurpano la parola e il ruolo di Gesù.

Quello di Scatorchio è un personaggio viscerale, istintivo fino all’eccesso, puro nella sua ingenuità e primordialità. Una sorta di antieroe romantico, che vive il perenne conflitto tra quello che è e quello che vorrebbe essere (e avere); molto lontano da un’ideale perfezione senza macchia nè paura, ma, anzi, capace di gesti e sentimenti meschini e vendicativi.

Al suo opposto troviamo il suo antagonista Cicerchio, passionale ma anche lineare, trasparente, coerente, che non ha paura di amare alla luce del sole Sirocchia. L’amore, forse, per Cicerchio arriverà con Pruscilla, un personaggio che, come lui, è afflitto dal doglio d’amore, prigioniero dell’affannosa ricerca di una pozione per scioglierne il cappio, per liberarsene.

Dunque, entrambi i personaggi si nascondono nell’oscurità, facendosene scudo: Pruscilla si presenta, infatti, avvolta da uno spesso mantello e da un cappello che ne nascondono le reali fattezze e l’identità. Sono due esseri simili e complementari, tormentati dai loro demoni e rosi dal dubbio, fragili nella loro umanità, che cercano nell’altro un rifugio e una salvezza alla loro finitudine e alla disperazione che essa genera.

Cicerchio e Scatorchio, personaggi agli antipodi

Cicerchio e Scatorchio, invece, sono due personaggi agli antipodi: «Tanto generoso e spontaneo nella sua passione politica amorosa è Cicerchio, quanto sgangherato e irruento è Scatorchio, personaggio incapace di strategie di ampio respiro – spiega Silvio Barbiero –. Scatorchio è materiale reattivo, è emotività cieca e intensissima. Nel suo agire seduce e attira tutta la simpatia che tutti noi proviamo per le nostre fragilità. Giovanni Testori nel suo Edipus suggerisce a Giocasta, finalmente liberata dai suoi pentimenti, questa intuizione: “…El valore è di ‘tacarsi a chi o cosa ci faccia desmentegare d’esser dei ciavati. Ciavati per il solo fatto d’esser venuti a la vita…”».

L’attore porta in giro questo spettacolo da ben 11 anni e, inevitabilmente, il protagonista gli è entrato dentro: «Mi sono attaccato a Scatorchio e alla cittadinanza tutta del suo paise – confessa Barbiero –. Mi consola condividere la sua epopea, ho sempre sentito una profonda affinità con lui». Una vicenda che non potrebbe essere raccontata se non attraverso il monologo: «È la forma d’arte che meglio mi si addice, c’è tutta la potenza e la fragilità dell’attore che ad altro non può riferirsi che al proprio sentire, preparazione, concentrazione. Le difficoltà che incontro sono scorciatoie per immergermi nel lavoro».

Che fatica fare teatro in questi anni

Ma per Barbiero è stato più complicato mettere su lo spettacolo che porterà all’Elicantropo prossimamente: «Nell’Edipus di Testori, si sono aggiunte alcune difficoltà non previste, perché ho lavorato in quasi assoluta solitudine. Aprire la sala prove, fare riscaldamento e iniziare le prove in totale solitudine è stato in qualche occasione molto triste, specie quando le risorse personali scarseggiavano. E, come tutti sappiamo, sono stati anni in cui è stato particolarmente complicato trovare le motivazioni per continuare questo mestiere».

Eppure non tutto il male viene per nuocere: «Per la permeabilità dell’arte teatrale, credo che tutto queste difficoltà e tutta l’energia necessaria per risolverle abbiano impreziosito questi due lavori. Sia Edipo che Scatorchio sono personaggi, come detto, reattivi, a tratti vendicativi, non certo un esempio di bellezza, ostinati nel perseguire e tutelare i propri sentimenti, capaci di grandi slanci e adesioni totalizzanti – conclude l’attore –. Questo atteggiamento li espone a grandi errori e fallimenti, che metabolizzano sempre con il cuore. Sono due opere di travolgente poesia, volgarissimamente poetiche e poeticamente volgari, in tutta sincerità un privilegio interpretarle».

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Tania Sabatino

Classe 77, sono nata e cresciuta a Napoli, dove ho conseguito la laurea in sociologia e concluso un dottorato di ricerca. Sono giornalista pubblicista e in passato ho collaborato con il Roma e Il Denaro. Ho all'attivo diverse pubblicazioni e attualmente collaboro con vari blog.

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