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Guerra e attacchi hacker, l’esperto della Federico II: «Italia a rischio»

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Gli attacchi hacker sono l’elemento nuovo che sta caratterizzando il conflitto in Ucraina. Mai fino a ora, infatti, i pirati informatici avevano giocato un ruolo così importante in una guerra. E invece Mosca e Kiev, oltre che sugli eserciti convenzionali, possono contare su gang sabotatrici di sistemi elettronici.

Quella più famosa, Anonymous, si è schierata fin dall’inizio con l’Ucraina, mettendo in atto numerose azioni contro Putin e le istituzioni russe. D’altra parte, anche il Cremlino può fare affidamento su gruppi di esperti capaci di mandare in tilt sistemi informatici dell’Ucraina e dei paesi che la sostengono.

Attacchi hacker aumentati anche in Italia dall’inizio del conflitto

Quindi è chiaro che anche l’Italia è un bersaglio degli attacchi hacker. Difatti, negli ultimi giorni i pirati informatici hanno preso di mira diverse strutture nevralgiche del nostro paese, tra cui Trenitalia e Rfi.

«In realtà l’azione di Hive, il gruppo di hacker russi, sulla nostra rete ferroviaria era a scopo d’estorsione – ha spiegato Antonio Pescapè, docente di sistemi di elaborazione delle informazioni alla Federico II, intervenendo alla trasmissione Rassegna stampa in onda su Rai Radio 1 –. E per ora non c’è nessun collegamento con quanto sta succedendo in Ucraina. Ma è anche vero che dall’inizio del conflitto gli attacchi hacker sono aumentati in tutti i paesi, compreso l’Italia».

Invece, sempre secondo il docente napoletano, uno dei massimi esperti in materia, quelle di Anonymous sono azioni politiche: «Loro stanno cercando di controbilanciare la propaganda russa, diffondendo immagini della guerra in Ucraina per mostrarle ai russi. Infatti, hanno hackerato diverse tv, anche quelle a pagamento, facendogli trasmettere quei video. E poi hanno messo in campo azioni contro l’agenzia della censura e la banca centrale russa, entrando in possesso di 35mila file per divulgarli. E ancora hanno attaccato i siti web di ospedali e centrali nucleari. Ed è importante sottolineare che loro non attaccano le strutture fisiche, mettendo in pericolo le persone, ma prendono il controllo dei siti web per fare controinformazione».

Le guerre si combattono anche con gli hacker

Ma le azioni dimostrative del collettivo Anonymous evidenziano il pericolo che un attacco hacker può costituire per un paese in guerra.

«Dobbiamo capire che nei conflitti non si combatte più solo con gli eserciti – ha affermato ancora Pescapè –. Ma c’è bisogno anche di tecnici competenti in grado di difendere le strutture del paese dagli attacchi hacker. E sotto questo aspetto l’Italia non certo ferma al palo, ma bisogna fare di più. Ci vogliono maggiori investimenti per formare queste persone, ma anche per renderci indipendenti dagli altri paesi. Attualmente, come succede per il gas con la Russia, tecnologicamente dipendiamo dagli altri. E questo potrebbe essere un problema in futuro».

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Gennaro Morra

Nato e cresciuto a Napoli, dove vivo attualmente, ho studiato informatica e sociologia. Ho tante passioni, ma quella che coltivo di più è la scrittura in tutte le sue forme. Sono giornalista pubblicista e ho all’attivo un romanzo, una raccolta di poesie, alcuni testi per canzoni, diversi premi vinti in concorsi di poesia e narrativa, collaborazioni con Repubblica Napoli e il Mattino.

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