“Museo del Danno”, i rifiuti spiaggiati si mettono in mostra
Uno spazio espositivo itinerante, che mette in mostra la bruttezza e la pericolosità degli oggetti esibiti. È il Museo del Danno, un progetto creato dall’associazione Domizia, organizzazione che si occupa di tenere pulite le spiagge del litorale tra Napoli Nord e Caserta, partendo da Castel Volturno. Così, i suoi volontari, tra cui sono presenti anche persone diversamente abili, periodicamente raccolgono i rifiuti che i bagnanti lasciano sulla sabbia o che il mare restituisce, dopo averli accolti insieme all’acqua di fiumi e canali di scolo.
E la varietà di oggetti raccolti dai membri dell’associazione Domizia è talmente vasta, e la loro natura così variegata, che hanno pensato a un certo punto di tenerne una parte e realizzare una mostra; una galleria di rifiuti che palesasse il danno che l’incuria dell’uomo sta causando all’ambiente in cui egli stesso vive.
Cosa espone il Museo del Danno
Ed è impressionante constatare la quantità di materiali “estranei” rinvenuti dai volontari di Domizia. La maggior parte è costituita da oggetti di uso comune normalmente presenti nelle nostre case: bambole, pupazzi, contenitori di cosmetici, tubetti di dentifricio vuoti e così via. Ma ci sono anche materiali provenienti dalle aziende agricole e manufatturiere che lavorano nell’entroterra, che se ne liberano illegalmente, gettandoli nei regi lagni. E attraverso questi arrivano al mare. Perciò tra i rifiuti recuperati in spiaggia sono presenti anche tubi di plastica per l’irrigazione usa-e-getta; contenitori di pesticidi, spesso non del tutto vuoti; scatole di polistirolo. Inoltre, ci sono le nasse lasciate a mare dai pescatori che le mareggiate riportano a riva.
È con una parte di questi rifiuti che i ragazzi di Domizia costruiscono le istallazioni da esporre al pubblico. Vengono realizzati in questo modo grandi tartarughe da esibire ai clienti di un lido balneare della zona; presepi alternativi popolati da pupazzi, bamboline e animaletti di plastica da esporre in quella stessa sede; il modello gigante del Coronavirus, opera dell’artista Raffaele D’Agostino.
«L’abbiamo chiamato Museo del danno perché proviamo a mettere il visitatore di fronte al danno che produce a se stesso e all’ambiente che lo circonda – spiega Vincenzo Ammaliato, presidente di Domizia, ai microfoni di Rai News 24 –. Quello che mettiamo in mostra è frutto di un vero e proprio auto-avvelenamento che stanno compiendo gli esseri umani».
Come si è detto, il Museo del danno non una vera e propria sede, ma è itinerante. Fino allo scorso dicembre, per esempio, lo si poteva visitare nella Sala Federiciana del Museo Provinciale di Capua; mentre attualmente c’è una piccola esposizione al Domizia Point del Varca d’Oro a Varcaturo. Ma a breve ci saranno nuove installazioni in siti museali, che saranno comunicati sulla pagina Facebook.
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