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“Una storia per Euridice”, al Tram va in scena il mito delle ninfe

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Torna al teatro Tram di Port’Alba lo spettacolo Una storia per Euridice per la regia di Luisa Guarro. E gli ultimi appuntamenti con il monologo interpretato da Chiara Orefice sono fissati per questo weekend (28-30 ottobre). È l’attrice ischitana, infatti, che porta in scena il mito della Ninfa Arborea, le cui vicende sono attualizzate e trasposte in un quartiere popolare di Napoli.

Vincitore del premio Regista con la A riservato a spettacoli diretti da donne, Una storia per Euridice è una suggestiva riscrittura del mito in chiave contemporanea, poetica e cruda, dove la lingua spazia dal napoletano alla prosa letteraria. Finanziato da Teatro dell’Osso ETS, lo spettacolo è nella sala di via Port’Alba da giovedì 20 ottobre, riscuotendo un buon successo di pubblico e di critica. E in questo weekend celebra gli ultimi tre appuntamenti napoletani.

La trama di Una storia per Euridice

Dunque, nella versione della Guarro, Euridice, marginalizzata nel mito classico e ridotta al silenzio, guadagna finalmente il diritto legittimo di raccontare la sua storia. E la narrazione comincia dal presentare la madre; una quercia, una donna custode dello status quo, nume tutelare della tradizione nel bene e nel male. A lei, perno della coppia genitoriale, è stato affidato il compito di favorire l’allineamento della figlia alle aspettative della comunità di appartenenza, affinché sia plasmata in base a ciò che è ritenuto socialmente giusto e desiderabile. Parimenti nella madre si palesano alcune dinamiche di iperprotezione, legate alla paura che la figlia sia vittima dei pericoli circostanti, perché una donna ha il potere “di far girare anche la testa ai preti“.

Euridice è una donna gioiosa, vitale, dedita all’allegria e al ballo. Ma il passo da Ninfa, icona della purezza della natura e del suo rigoglio, a ninfetta, oggetto di disprezzo, di rimproveri ed epiteti poco lusinghieri, è breve. E queste donne-ninfe, bersaglio di repressione sociale, secondo le parole dell’autrice, divengono delle mendicanti d’amore e rimangono vittime di relazioni tossiche e patologiche. 

«Il loro contraltare sono i cosiddetti uomini-lupo, figure maschili incapaci di interiorizzare la figura materna – sottolinea la regista –. Loro riescono ad avere con l’elemento femminile solo un rapporto fagocitante e cannibalico. E per raccontare questa storia ho intrapreso un viaggio attraverso diversi testi psicanalitici».

Due possibili strade per Euridice

Il racconto si condensa in un potente monologo di 50 minuti in cui la l’attrice, Chiara Orefice, miscelando idioma napoletano, lingua italiana e danza, dà vita a un climax di intensità crescente. La protagonista, come evidenzia la Guarro, ha due possibilità: rimanere nel suo contesto di appartenenza, diventando una sorta di complemento d’arredo, una donna-bambola perfetta ma inanimata; o fuggire lontano. La sua forza vitale alla fine erompe con prepotenza e la porta a fuggire dai rimproveri del suo ambiente. Così incontrerà Orfeo e i due si riconosceranno e rispecchieranno reciprocamente come anime complementari.

Orfeo, però, ammonisce Euridice ad amare nella libertà, solo dopo aver superato il suo inferno interiore che la gela, recuperando un’identità piena e integra. Ma, quando i due stanno finalmente per abbracciarsi, riemerge dalle tenebre Aristeo, l’uomo-lupo che ha tentato di spegnere la luce negli occhi vividi di Euridice, e la priva della vita.

Tutto il racconto è condensato nei pochi attimi che ne precedono la morte, in cui la donna narra la sua vicenda e, parallelamente, la rivive assieme al pubblico. Una tecnica narrativa che, come spiega la Guarro, le è stata tramandata: «L’ho mutuata da mia nonna, che era in grado di far rivivere le storie mentre le raccontava agli altri».

Così, nel trapasso dalla dimensione terrena a quella ultraterrena, secondo quanto ribadisce la regista, Euridice non dice che non ricorda la sua storia d’amore con Orfeo, ma che ormai si tratta di una dimensione che non le appartiene più: è libera dalle passioni, dalle catene e dagli affanni umani come solo un puro spirito può essere.

Orari degli spettacoli al teatro Tram:

venerdì 28 ottobre ore 20;

sabato 29 ottobre ore 19;

domenica 30 ottobre ore 18.

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Tania Sabatino

Classe 77, sono nata e cresciuta a Napoli, dove ho conseguito la laurea in sociologia e concluso un dottorato di ricerca. Sono giornalista pubblicista e in passato ho collaborato con il Roma e Il Denaro. Ho all'attivo diverse pubblicazioni e attualmente collaboro con vari blog.

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